Vehiclelighting

Se sei abbonato con un altro account accedi con le tue credenziali. Se siete in 2 o più che utilizzano lo stesso abbonamento, passa all'offerta Family e condividi l'abbonamento con altre due persone. Altrimenti, fai clic su "Continua a leggere qui" e assicurati di essere l'unica persona che visualizza Corriere.it con questo account.

Lightingonline

To diffuse light, one normally uses a light source with a diffusing sheet in front of it. Using a matrix of SMD LEDs close together would help ...

Lights 4 You

Lo psichiatra si racconta: il padre (del quale parla per la prima volta nel nuovo libro), gli attacchi dopo le puntate di «Porta a Porta», il legame con Franco Basaglia

Professor Crepet, lei è un personaggio molto popolare: la tv, i giornali, le conferenze. Però della sua vita privata si sa poco. «Be’, nel nuovo libro, Lezioni di sogni, parlo per la prima volta di mio padre». Uomo duro, di stampo calvinista. «Non mi ha mai detto “bravo”, nonostante le mie due lauree e la specializzazione in Psichiatria. Era normale, per lui, avere un figlio bravo. Solo nel giorno del suo funerale scoprii che mi apprezzava. Fu un suo caro amico a confidarmelo». Un’educazione durissima. Però lei, da psichiatra-sociologo, ha sempre difeso questa impostazione, e in questo ultimo libro è il tema centrale. «Certo, penso che molti genitori che in gioventù hanno scelto di contestare i genitori poi abbiano finito per diventare servi dei propri figli. Il permissivismo non è educazione, così come non lo è l’assurda scelta di installare sul loro cellulare una app per geolocalizzarli: quello per me è un mettersi l’animo in pace». Educare, allora, è anche accettare con serenità che i nostri figli possano anche sbagliare e persino soffrire? «Ma certo. Meglio prendere un quattro e rialzarsi che galleggiare tra il sei e il sette. Sono scomodo, lo so, ma che cosa è un intellettuale se non quello che dice cose scomode?»

11oz / 320ml. CE Marked at 284ml. Pack quantity: 24. Premium nucleated stemmed beer glass, perfect for retaining the head on lager and continental beers.

Questo messaggio verrà visualizzato su un altro dispositivo/accesso e tu potrai continuare a leggere le notizie da qui. L'altro dispositivo/accesso rimarrà collegato a questo account. Puoi accedere con il tuo account su tutti i dispositivi che desideri, ma utilizzandoli in momenti diversi secondo il tuo piano di abbonamento.

ALAutomotivelighting

20. SEDE 2011: Las Vegas, Nevada, USA.

Lights are us

CheapLighting

Per usufruire del servizio di domande e risposte de ilMedicoRisponde è necessario essere registrati al sito Corriere.it o a un altro dei siti di RCS Mediagroup.

Sie haben sich für die Variante einer hinterleuchteten Wand, einer indirekt beleuchteten Nische oder einer einfachen Hintergrundbeleuchtung entschieden.

Lights Australia

Highlight walls, landscaping or seasonal Christmas decorations with a LightShow® Projection™ green LED spotlight. Use this green spotlight on indo.

Perché tu o qualcun altro sta leggendo Corriere.it con questo account su più di due dispositivi/accessi. Il tuo attuale abbonamento permette di leggere Corriere.it solo su due dispositivi in contemporanea (computer, telefono o tablet).

AR Faruqi · 2002 · 7 — A CCD detector with a much greater number of 'independent' pixels, achieved by tiling a 2×2 array of CCDs, each of which has 1242×1152 pixels is described here.

The key difference is that unpolarized light has vibrations in multiple planes, whereas polarized light has vibrations in only one plane.

Marelli automotivelighting

P Flesch · 165 — About this book. Light and Light Sources gives an introduction to the working principles of high-intensity discharge (HID) lamps and points out challenges and ...

2023108 — What went wrong in New York? · A jolly useful tool nonetheless? · What do these cases mean for the Bar? · Applying AI in Professional Practice.

Come quando, in tv, lei lesse un passaggio delle «Lettere Luterane» di Pasolini per commentare il delitto di Novi Ligure? «Apriti cielo. Era un passo bellissimo, in cui si parlava della gioventù e degli errori. Io volevo mettere in luce il fatto che il nostro sistema educativo fa acqua da decenni, ovviamente pochi colsero la grandezza di Pasolini se riferita a Erika e Omar. E quindi, email di insulti, attacchi, minacce». Lei è stato uno di quelli che hanno istituzionalizzato la figura dell’opinionista esperto in televisione. Novi Ligure, Cogne: a ogni delitto, l’analisi di Crepet. «Guardi che io ho pagato molto caro la mia presenza assidua a trasmissioni come “Porta a Porta”. Certi ambienti accademici mi hanno chiuso i cancelli. Ma io non mi pento di aver fatto una buona divulgazione. Una volta un famoso psicoanalista, per criticare un mio testo, disse che io “scrivo per le lavandaie”. Mi ferì, certo, eppure trovai quella frase conforme a ciò che tentavo di fare nel mio lavoro. Divulgare non significa volgarizzare, ma trovare un lessico capace di parlare a chiunque». Rifarebbe tutto? «Ogni cosa». Perché? «Perché non dobbiamo avere paura di farci capire. E di capire, a nostra volta, chi fa cose diverse da noi. Si chiama apertura mentale, curiosità. La televisione mi ha fatto conoscere persone meravigliose. Zavoli, Costanzo, Limiti. Anche Vespa, certo». Rifarebbe anche quella edizione di Miss Italia in cui si addormentò in diretta tv? «Ero in giuria, chiedo venia se mi annoiavo a morte». Ha fatto anche Sanremo. «Dove ho avuto modo di trascorrere una bellissima giornata assieme a Dustin Hoffman. Parlo inglese meglio di altri miei colleghi, lui apprezzò». C’è chi dice che sia stata la tv a far cambiare radicalmente due intellettuali come Freccero e Cacciari. «No. È che si invecchia». Una laurea in Medicina, poi una in Sociologia e infine la specializzazione in Psichiatria. «Ho settant’anni e ho fatto tantissime cose. Non tutti sanno che io sono stato in India a studiare i costumi delle comunità rurali. A Toronto con venti gradi sotto zero, a Chandigarh arsa dal sole alle pendici dell’Himalaya, in periferie londinesi sporche e nebbiose o in quelle ancor più pericolose di Rio de Janeiro. Così è stata la mia formazione emotiva e professionale, proprio come quella di tanti altri della mia generazione. Lo dico anche nel mio libro. Ho sentito dire tante volte da un adulto a un giovane che sta facendo le valigie: “Ma chi te lo fa fare, che ti manca qui…”. È un terribile imbroglio, nella vita di tutti i giorni deve mancare sempre qualcosa». E rischiare. «Io sono stato tre volte in coma». Tre volte? «Sono sopravvissuto a tre incidenti stradali, il più grave con la moto. Io viaggio, sono curioso, la conoscenza non mi basta mai. E quei tre episodi non sono stati gli unici nei quali ho rischiato la vita». Racconti. «Ero alla stazione di Bologna quel terribile 2 agosto 1980. In arrivo, dovevo cambiare treno. Un boato e poi un odore di morte e polvere. Non c’era Internet, nessuno poteva sapere nell’immediato che cosa stesse succedendo. Eppure, lo capimmo. A pelle. A volte viviamo cose che non abbiamo mai sperimentato, ma che conosciamo». Professore, non tutti sanno che lei è stato un grande amico — sebbene molto più giovane — di Franco Basaglia. «Ho avuto il privilegio di accompagnarlo in molti posti, di ascoltarlo parlare di musica, letteratura, cinema. Indegnamente ho frequentato quello che ritengo essere stato il nostro Martin Luther King, perché pochi come lui hanno difeso i diritti umani». Che uomo era? «Coltissimo, tollerante, parlava con tutti. Con lui sono stato a casa di Dario Fo e Franca Rame, con Fo che dava lezioni di mimo. Con lui sono stato a Parigi a casa di un famoso compositore con il quale Basaglia compose all’impronta un concerto. Con lui sono stato a Berlino, poco prima che lui si ammalasse. Ricordo che andammo vicino al Muro e lui disse: “Questo lo butteranno giù, vedrai. Ma poi ne alzeranno uno ancora più alto”. I geni spesso dicono cose che avvertono nel profondo, a favore di chi ascolta». Eppure non sempre Basaglia venne capito. Molti pregiudizi oscurarono le sue idee. In «Lezioni di sogni» lei invita a mettere da parte i preconcetti e a coltivare la fiducia. «Mi chiedo quali potranno essere le ricadute dell’opera continuata e insistente di delegittimazione della fiducia nei confronti del prossimo. Se un genitore educa i propri figli a pensare che di un medico, di una terapia non ci si dovrebbe fidare, come potranno crescere credendo nel sapere di chi sa? Insinuare dubbi sul merito è una pratica che nulla ha a che fare con l’educare. Si tratta di una comunicazione che contiene una protervia detestabile: educare all’idea che i nostri figli saranno monadi, che ognuno di loro dovrà bastare a se stesso, che nell’altro si nasconde l’inganno. Non è forse, questa, una pedagogia dell’odio?» Da dove viene il suo cognome? «È francese. Un mio avo è stato il curatore degli scritti di Baudelaire. Mio nonno, artista, ha lavorato con Modigliani e ha bevuto il caffè con Picasso. Ma io questo non l’ho mai saputo da mio padre, l’ho scoperto studiando la storia della mia famiglia. Ecco allora che mi pare di tradire l’understatement di casa, forse parlo troppo». No, i suoi racconti sono interessanti. «Allora le racconto di quella volta che ho incontrato Mastroianni. Come spesso accadeva, accompagnavo Basaglia in giro. Venimmo invitati a casa di una signora dell’alta aristocrazia romana, c’era tanta gente. Molti attori. A un certo punto, Mastroianni non si trovava più. Era tutto un “Dov’è Marcellino?”. Lo trovammo rintanato in un angolo del corridoio. Alzò la testa, ci guardò con malinconia e disse: “No, è che mi stavo chiedendo che cosa direbbe mamma se mi vedesse qui”». Lei qualche volta se lo è chiesto? «Sì. Ma penso che lei sia stata contenta di me». Me lo racconta un amore? «Sì, per un manichino». Professore... «Sono serio. Una volta a Napoli c’era un uomo meraviglioso che riparava le bambole. Tra le tante cose meravigliose che aveva, c’era uno di quei modelli femminili a grandezza naturale che un tempo servivano alle sarte dell’alta aristocrazia per prendere le misure di donne nobili che mai avrebbero potuto toccare con le mani. Questa “donna” è bellissima: alta, bruna, occhi di vetro. L’ho corteggiata per quattro anni, era la mia fidanzata napoletana. Alla fine quell’uomo acconsentì a vendermela. Ora è parte della mia stravagante collezione d’arte». C’è una cosa che ha imparato dai suoi pazienti? «Più di una. Ricordo un pittore aretino, un uomo che andava in giro con la tavolozza sotto al braccio e la giacca sporca di colori. Un giorno mi disse: “Dottore, ho capito che più si è battuti e più si è critici”. Voleva dire che più si esercita il male e più il bene vince. Un pensiero degno di Primo Levi, secondo me». Come vorrebbe essere ricordato Paolo Crepet? «Non so, ma di certo non solo come “quello dei maglioncini”. Non è deprimente?» rscorranese@corriere.it

Canon Fixed Focal Length Lenses · Canon EF 14mm f/2.8L II USM · Canon EF 24mm f/1.4L II USM · Canon EF-S 24mm f/2.8 STM · Canon EF 35mm f/1.4L II USM · Canon EF 50mm ...